LUNEDI 28 GIUGNO 2004
SCIENZA &
TECNOLOGIA
La
principessa di Altai fu ritrovata undici anni fa e
trasferita
in un museo: dal allora terremoti, carestie e
suicidi
Siberia, la mummia
maledetta "Fatela tornare nella sua tomba"
dal nostro corrispondente GIAMPAOLO VISETTI
MOSCA
- Era una bella donna, giovane e raffinata. Sulle braccia
portava i tatuaggi di un cervo e di un muflone: sul ventre il
disegno di un giaguaro. Il suo volto aveva tratti europei,
chiari gli occhi. Quando morì la vestirono con una camicia di
seta, una gonna di lana morbida, una pelliccia regale. Sul
capo le fu calata una parrucca, affinché affrontasse gli
spiriti con il suo fascino intatto. Era una principessa: la
principessa degli Altai.
Fu deposta in un tronco di
larice, scavato e fermato con chiodi di bronzo. Con lei, nella
fossa, sei cavalli con selle e finimenti preziosi: l'avrebbero
condotta più rapidamente attraverso i cieli, fino agli dei.
Per 2500 anni il suo destino è rimasto avvolto dalle tenebre.
Fino a quando, nell'estate di 11 anni fa, un gruppo di
archeologi russi si è imbattuto in un sarcofago di epoca
scizia sull'altopiano di Ukok. Una tomba perfettamente
conservata. All'interno, adagiata sul fianco destro, raccolte
le gambe, la mummia della principessa somigliava ad una
vecchia addormentata. Nessuno aveva mummificato quel corpo, un
processo allora sconosciuto tra gli Altai, nella Siberia
meridionale al confine tra Mongolia e Cina. Così la
principessa, conservata in una bolla di ghiaccio ad una quota
di 2800 metri, tornò sul mondo e diventò leggenda. Ma da quel
giorno, con la meraviglia, si scatenò anche la sua
maledizione.
La progenitrice del popolo degli Altai
venne sottratta alla sua terra natale. Gli archeologi, guidati
da Natalia Polosmak, la caricarono su un elicottero assieme al
sarcofago. Flash e telecamere, destinazione Novosibirsk,
piccola metropoli lungo la linea della Transiberiana. La
principessa "rapita" era attesa nel museo di scienze naturali:
analisi, esami del Dna, prelievi di tessuti, una cella alla
temperatura costante di 18 gradi. Tutto il mondo era attratto
dal suo mistero, dalla sua eterna giovinezza,
dall'eccezionalità della scoperta. In poche ore invece ebbe
inizio la vendetta. L'elicottero fu colpito da un guasto, mai
spiegato. Atterrò miracolosamente, con il motore rotto. La
mummia proseguì il viaggio in automobile. I giornali di
Gorno-Altaisk svegliarono il mito scrivendo che nell'incidente
si erano sfracellati tutti, mentre solo la principessa era
rimasta "illesa". Il resto lo fecero gli sciamani, stregoni
pagani che alimentano la venerazione popolare verso gli
elementi della natura. Tra rulli di tamburi e formule magiche,
contorcimenti e grida, sgozzamenti di agnelli e ipnosi, gli
sciamani diffusero tra il popolo del Kosh-Agach il tremendo
vaticinio: nessuno avrebbe dovuto toccare le sacre reliquie
della principessa degli Altai, la rabbia del cielo e della
terra si sarebbe rivelata implacabile. Difficile
comprendere se poi ci si sia messa la natura divinizzata,
oppure il caso, o la suggestione. Ma da allora la tranquilla
regione di montagna sembra colpita davvero da una maledizione.
Due scosse di terremoto al giorno. Frane e cascate d'acqua che
scorgano all'improvviso. Siccità e carestie. Un'epidemia di
suicidi, iniziata con la fine di un nonno e un nipotino.
Centinaia di senzatetto che consumano il bestiame prima che
muoia di fame. La popolazione, all'inizio, ha scritto al
governo per avere tende, stufe, cibo e mangime. Non ottenendo
risposta si è ricordata della mummia in esilio della sua
principessa. La rivolta è iniziata dai villaggi distrutti di
Beltir e Oroktoi.
Una lettera per chiedere il "ritorno in
patria delle sacre reliquie". Quindi, davanti al silenzio
degli ultimi giorni, una petizione con migliaia di firme:
taglialegna, allevatori di cervi Maral (ricercati per il
potere afrodisiaco delle corna), pastori, mungitrici di capre,
trattoristi, maestri d'erbe, professori e disoccupati. Con
loro anche il sindaco Auelkhan Dzhatkambaev: tutti a chiedere
la risepoltura della mummia. Dagli sciamani è arrivata la
conferma: solo quando la principessa degli Altai tornerà nel
ghiaccio di Ukok, la pace e la ricchezza guarderanno ancora
verso la piccola repubblica della federazione russa.
Da settimane si è così aperta la caccia agli
archeologi che penetrano negli Altai sconfinando dal
Daghestan. Scavano, scoperchiano le tombe, le saccheggiano e
se ne vanno. La ribellione e la disperazione popolare sono
montate al punto che il governo ha dovuto proibire gli scavi,
dichiarando l'altopiano zona protetta. Anche Mosca è
intervenuta: ha promesso il ritorno della principessa nella
sua terra, finanziando però prima nuove analisi e proponendo
la nascita di un museo etnografico nel capoluogo di
Gorno-Altaisk. Con 15 milioni di rubli la mummia è già stata
sottoposta al trattamento conservante usato per il corpo di
Lenin. L'esame del Dna, tra lo sconcerto della gente, ha
stabilito che la giovane non ha geni dell'est asiatico, bensì
europeidi, o turchi. La ricostruzione del viso, al computer,
ha confermato i lineamenti occidentali.
Quanto basta, il dubbio razziale
sull'ava degli Altai, per far divampare un nuovo incendio:
migliaia, in questi giorni, le lettere di protesta ai giornali
contro "il complotto ai danni del sangue mongolo e l'approccio
tendenzioso alla storia di una intera etnia". La popolazione è
divisa. Chi vuole la principessa imbalsamata esposta in un
mausoleo e chi chiede la sua risepoltura. Gli sciamani
profetizzano un'epidemia misteriosa tra gli archeologi e
invocano il parere degli spiriti sul destino della principessa.
RINGRAZIO SENTITAMENTE GIAMPAOLO (che non conosco) per aver svelato finalmente il mistero della sfiga (a cui non credo) apparsa all'improvviso!?
Dalla nostra caccia alle mummie kazake (correva l'anno 97) mi sono ritrovato con:
.... nesso e connesso? di sicuro cesso.
APPELLO A TUTTI GLI SCIAMANI ... COME TO ME PLS!